Nessun risultato. Prova con un altro termine.
Guide
Notizie
Software
Tutorial

Contenuti: gli errori che feriscono la SEO

Contenuti: gli errori che feriscono la SEO
Link copiato negli appunti

Il webdesign moderno è sempre più orientato a una progettazione che tenga conto delle esigenze SEO: dalla disposizione dei contenuti nello spazio, ai tempi di caricamento, tutto è ottimizzato per ottenere la migliore indicizzazione sui motori di ricerca. Spesso, tuttavia, questi sforzi vengono vanificati nel momento dell'inserimento dei contenuti: testi poco curati, immagini pesanti, assenza totale di link. Ed è proprio questo ambito quello che ferisce maggiormente la SEO, poiché l'ottimizzazione dei contenuti ha un peso ben maggiore rispetto a qualsiasi altro dettaglio di webdesign, anche il più rifinito. Quali sono, di conseguenza, gli errori più comuni nonché più pericolosi?

Non è sempre semplice ottimizzare i contenuti in chiave SEO, poiché spesso le richieste dei motori di ricerca poco si sposano con quelle espositive, dalla complessità del linguaggio al posizionamento delle keyword. Un'attività SEO estremamente precisa è perciò forse utopica in questo frangente, ma di certo vi è la possibilità di avvicinarsi molto. Di seguito, qualche consiglio.

Titoli e tag

Uno degli errori più frequenti nella creazione di contenuti, e in particolare dei testi, riguarda il mancato inserimento degli opportuni tag per titoli e titoletti. Il ricorso ad H1, H2 e H3 è infatti fondamentale non solo per garantire una migliore formattazione dei paragrafi, ma anche per aiutare i motori di ricerca a comprendere, e digerire, quanto creato. Il più ignorato è solitamente l'H1, perché di norma viene inserito automaticamente dai CMS nel compilare l'apposito campo titolo, ma non sempre ciò avviene. Di conseguenza, utile sarà dotarsi di opportuni strumenti - quali i tanti plugin di valutazione SEO disponibili per WordPress e affini - per verificarne il corretto utilizzo.

Errore gravissimo, ancora, è la suddivisione di titoletti intermedi con dei semplici grassetti o, ancora, con la semplice modifica della grandezza dei font. Per quanto questa soluzione sia utile a livello grafico e tipografico, non lo è a livello SEO: serve, infatti, il corrispondente tag H2. Lo stesso discorso per i successivi, anche se di norma è raro superare in gerarchia gli H3.

Media e immagini

Fra i fattori che vengono maggiormente considerati dai motori di ricerca per l'indicizzazione, media e immagini hanno un ruolo rilevante. Google, ad esempio, consiglia di ottimizzare i formati fotografici affinché non risultino eccessivamente ingombranti, soprattutto in termini di caricamento: più è lenta la pagina ad aprirsi a causa di JPG e affini, minore sarà il punteggio SEO.

Utile sarà innanzitutto ridimensionare le immagini all'effettiva dimensione richiesta, evitando così sia il browser a rimpicciolire scatti di elevato peso semplicemente in base ai valori width e height impostati a livello di HTML. Ancora, si possono controllare al meglio le opzioni di esportazione nel proprio software di editing preferito: suite come quelle di Adobe, ad esempio, permettono di creare specifici file per il web, molto più leggeri a parità di pixel rispetto a file destinati per la stampa.

Lo stesso discorso dovrà valere per qualsiasi altro tipo di media integrato nei propri contenuti, si tratti di animazioni HTML5 oppure di video. Per verificare il peso totale della propria pagina, infine, ci si può avvalere di un comodo tool di Google: PageSpeed Insights.

Sebbene la problematica dei popup non sia più così assillante come tra la fine degli anni '90 e l'inizio dei 2000, oggi questa tecnica sta tornando sotto altre forme, altrettanto fastidiose. Abbandonata la necessità di aprire nuove finestre, in molti hanno scelto riquadri o livelli opacizzati per coprire i propri testi, spingendo l'utente all'iscrizione a una newsletter, alla disattivazione dei blocchi per l'advertising e molto altro ancora. Queste tecniche, per quanto possano risultare utili su altri fronti, potrebbero essere decisamente penalizzanti sul versante SEO.

Non è però tutto, poiché i motori di ricerca tendono a non gradire qualsiasi forma di media risulti troppo ingombrante, si tratti di video in autoplay o la moltiplicazione selvaggia di banner pubblicitari.

Testi rasterizzati, brevi e scrolling

Un altro errore molto comune in termini SEO consiste nell'aggiunta di testo rasterizzato, ovvero creato con gli editor fotografici, all'interno delle immagini. Questo testo non può essere letto dai motori di ricerca, perché non viene rilevato come tale, e ciò potrebbe contribuire a un'errata indicizzazione. Meglio quindi preferire le classiche didascalie, nonché l'uso intelligente di meta per descrivere i propri scatti.

Ancora, nonostante la brevità espositiva sia solitamente gradita dai motori di ricerca, contenuti eccessivamente scarsi di parole potrebbero essere considerati come semplicemente vuoti. Un buon articolo potrebbe richiedere dalle 250 alle 300 parole per ottenere il posizionamento che merita. Importante, allo stesso modo, è prevedere paragrafi esplicativi anche per le pagine di servizio, come la sezione contatti.

Infine, sebbene la progettazione onepage sia ultimamente molto gettonata, i motori non sembrano gradire lo scrolling infinito, per difficoltà nella separazione dei contenuti. Meglio, allora, un compromesso tra le necessità estetiche e quelle di esposizione, con l'introduzione di strumenti di navigazione per pagine.

Ti consigliamo anche