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Quando il cliente complica tutto: un approccio psicologico

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Per uno sviluppatore trovare una soluzione semplice ad un problema complesso rappresenta sicuramente un momento da celebrare. Si arriva a questo traguardo dopo anni passati a cercare di limare il codice per ridurne la ridondanza ed aumentarne l'efficienza. Ci vogliono anni ed anni di studio, passione e lavoro. Purtroppo ai clienti basta un solo secondo per distruggere tutto.

I clienti non sono dei nemici da combattere, ma dei soggetti da studiare. L'aspetto che salta subito agli occhi è la loro quasi totale ignoranza del reale funzionamento del Web. Anche quelli che sanno almeno come funziona il mercato dei browser o dei dispositivi mobile hanno in genere pregiudizi o almeno idee superficiali.

I clienti inoltre non ascoltano gli sviluppatori perché nella loro ottica il cliente ha sempre ragione anche quando ha palesemente torto. Come Totà gridano "E io pago!" e troncano la conversazione.

Spesso i clienti propongono soluzioni contorte a progetti semplici. Molto spesso i clienti vengono influenzati da progetti già  affermati o da siti noti per proporre le loro soluzioni allo sviluppatore. "Vorrei un sito come Facebook" è sicuramente nella top ten delle richieste, il che denota come spesso chi la propone non sa o non vuole sapere che dietro applicazioni del genere c'è il lavoro di un intero team.

Poi c'è l'aspetto aziendale: il cliente crede che un progetto debba rispecchiare lo spirito dell'azienda, anche se già  dal primo materiale fornito, che spesso è racchiuso in un documento Word o PDF ed in una dozzina di immagini, emerge come questo spirito aziendale sia qualcosa a cui non aveva mai pensato prima di voler creare un sito web.

Come si gestiscono situazioni del genere? Assecondando sempre tutte le richieste del cliente, le quali inevitabilmente condurranno alla catastrofe. Quello che conta, specie di questi tempi, è la solvibilità  del cliente. In fin dei conti nessuno ci obbliga ad inserire un sito nel nostro portfolio e se qualcuno dovesse chiederci se il sito è opera nostra possiamo sempre negare criticando il pessimo lavoro svolto dallo sviluppatore.

Paradossale, certo: ma non è forse vero che se un sito fallisce la colpa è sempre di chi lo ha realizzato?

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