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Social media e ufficio: consigli per colloqui e lavoro

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I social network rappresentano oggi uno dei mezzi di comunicazione più diffusi. Fatta eccezione per pochi individui, la gran parte della popolazione dispone di almeno un profilo sulle varie piattaforme, si tratti di Facebook, Twitter, Instagram o altri servizi simili. Nati soprattutto come occasione di svago e divertimento, l'interazione sui social media è abbastanza informale, priva di filtri, una condizione ideale per la comunicazione con amici e parenti, ma non di certo in ambito lavorativo. Anzi, per molti potrebbero addirittura rappresentare un rischio, sia in fase di colloquio e assunzione, poiché ormai ogni recruiter tende a cercare online informazione sui propri candidati, che per il quieto vivere fra i colleghi. Quali sono i fattori da tenere in considerazione e, soprattutto, quali le misure preventive?

Le declinazioni dei social network in ambito lavorativo potrebbero essere le più svariate, con una moltiplicazione esponenziale dei loro effetti. Dal dubbio amletico sul concedere o meno l'amicizia virtuale al proprio compagno di scrivania, all'attenzione per le condivisioni maldestre durante la ricerca di una nuova occupazione, le distrazioni potrebbero essere dietro l'angolo.

Colloqui: agire sicuri

Non importa quanto eccellente possa essere stato il proprio ultimo colloquio di lavoro, nonché la presenza di un curriculum imbattibile: i principali recruiter tendono a passare al vaglio tutta la storia online dei candidati, alla ricerca di elementi che potrebbero mettere in imbarazzo l'azienda. E perdere l'occasione dei propri sogni per un tag maldestro su una fotografia di una decina di anni fa, magari durante una notte di bagordi per festeggiare la propria laurea, non è la massima delle ambizioni professionali.

Il primo consiglio è quello di cercare se stessi su Google per verificare quali risultati proponga il motore di ricerca. Non è naturalmente necessario passare al vaglio tutte le pagine, poiché nella maggior parte dei link si tratterà di casi di omonimia, ma è comunque importante verificare i contenuti sospetti. Qualora apparissero fotografie ambigue, di conseguenza, si potranno modificare le impostazioni sulla privacy del social di riferimento o, ancora, rimuovere le stesse.

Lo stesso per eventuali conversazioni rintracciate dal motore di ricerca, soprattutto se non proprio auliche o ricolme di turpiloquio, ma anche elementi solo apparentemente innocui. Elogi ai prodotti della concorrenza, commenti poco piacevoli sull'ex datore di lavoro e molto altro ancora: ciò che può instillare dubbi sulle proprie capacità, seppur infondati, dovrà essere prontamente nascosto o rimosso.

Non ultimo, sarà consigliabile curare alla perfezione il profilo LinkedIn e, in generale, inibire l'accesso dall'esterno a tutti i social dall'uso altamente personale. Ovviamente è fondamentale conoscere i propri diritti, anche in relazione a recenti casi di cronaca: nessuno, tantomeno i recruiter, possono obbligare un candidato a modificare la visibilità dei propri contenuti o, peggio, a consegnare le password d'accesso.

Ufficio: condividere l'account?

Non è solo nella ricerca di una posizione lavorativa che i social network possono rappresentare un problema, ma anche e soprattutto nella quotidianità dell'ufficio. Sarà capitato a molti di trovarsi in imbarazzo nel dover concedere l'amicizia ai colleghi, sia per il tono molto rilassato delle conversazioni sulla propria bacheca che per mancanza di confidenza. Eppure, negare l'amicizia virtuale potrebbe portare, in caso di colleghi molto pignoli o sensibili, ad alimentare diffidenza e malcontento, nonché a piccole vendette lavorative.

Una strategia utile potrebbe essere quella di creare, ad esempio su Facebook, delle liste di persone, scremando così le condivisioni e gli status che non si desidera balzino agli occhi del dirimpettaio in ufficio. Ancora, una strategia certamente risolutiva potrebbe essere quella della creazione di un account alternativo, più istituzionale, separando così l'attività social dedicata alla professione da quella occupata alle proprie relazioni personali.

Social media e colleghi: la netiquette

L'uso dei social media in ambito lavorativo sottende a regole di buon senso diverse rispetto ad amici e parenti. Ad esempio, prima di inoltrare una richiesta d'amicizia a un collega sarebbe indicato chiedere al diretto interessato il permesso, anche per non generare inutili imbarazzi o alimentare tensione. Ancora, approvata l'amicizia, bisognerà evitare di subissare gli altri di messaggi e tag, invadere le bacheche altrui con like compulsivi o, fatto non da poco, coinvolgere i colleghi in questioni personali. È infatti sconsigliato trascinare i collaboratori in battaglie mediatiche lontane dai lidi professionali, ad esempio di carattere politico o sociale, quindi inoltrare massicciamente inviti ad eventi e simili.

È necessario prestare attenzione anche alle fotografie, evitando di caricare sui social non solo scatti effettuati all'interno dell'ufficio, poiché potrebbero non essere graditi dall'azienda, ma soprattutto verificare che in selfie e affini non siano inconsapevolmente ritratti i colleghi, i quali potrebbero non gradire la loro comparsa online. In caso l'azienda prevedesse una policy precisa sull'uso degli strumenti sociali, sia sull'accesso in orario lavorativo che sulla pubblicazione di informazioni riservate, sarà necessario rispettare con costanza ogni indicazione.

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