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Il markup semantico é una chimera?

Per ottenere determinati effetti bisogna scendere a compromessi con il markup a discapito della semantica dello stesso. Ma è davvero un problema?
Per ottenere determinati effetti bisogna scendere a compromessi con il markup a discapito della semantica dello stesso. Ma è davvero un problema?
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C'è una differenza sottile tra il markup semantico e il markup che ci aiuta a ottenere l'effetto che vorremmo.

Il primo è quello ideale: chiaro, leggibile, significativo, essenziale. II secondo invece è sporcato da elementi apparentemente superflui come span e div ridondanti. In questo caso si dice che soffre di divite.

Pensate per esempio alle tecniche di image replacement. La più semplice si chiama CoverUp Span e, al prezzo di un superfluo <span> senza contenuto, ci permette di sostituire il testo con un immagine. Senza questo artificio non riusciremmo, in generale, a ottenere l'effetto desiderato.

Ed è questo il problema: molti effetti non si possono ottenere senza scendere a compromessi con il markup. E non si tratta solo di quegli effetti legati all'eyecandy di una pagina, ma anche di problemi strutturali. Come per i layout a griglia: un primo strato di div servono per definire la struttura, un secondo strato interno per gestire tutti quegli attributi che concorrono nel box-model (padding, bordi...). Alla fine il markup è comunque corretto, ma ridondante e meno significativo.

àˆ sempre giusto porre attenzione alla semantica del nostro codice mentre lo stiamo scrivendo, ma non trovate anche voi che, per ora, sia un problema ancora troppo astratto? E voi ci state attenti alla semantica del vostro markup oppure no?

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