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PaaS: un 2015 da dimenticare?

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In linea teorica il modello PaaS (Platform as a service) avrebbe dovuto rivoluzionare le modalità per la distribuzione di piattaforme e servizi da parte dei provider; la possibilità di sviluppare, testare e implementare le proprie soluzioni in ambienti preconfigurati e ottimizzati per il funzionamento delle applicazioni, rappresenta un'opportunità unica per le aziende che desiderano realizzare progetti articolati risparmiando sui costi relativi all'acquisto, e alla gestione, dell'infrastruttura hardware/software. Ma il 2015 non sembrerebbe essere stato un anno particolarmente fortunato per questo mercato.

A tal proposito basterebbe citare alcuni casi di mancato successo come gli eventi che hanno coinvolto Jumpstarter, iniziativa il cui team era stato indicato più volte come esempio per il modello di business proposto salvo poi chiudere i battenti lo scorso novembre dopo 3 anni di attività. Nello stesso modo si potrebbe fare riferimento a Nodejitsu, platform as a service basato su NodeJS finito nelle mani di GoDaddy, o al Ruby Cloud di Shelly, ora non più accessibile.

Altri esempi a riguardo potrebbero essere EviaCloud, anch'esso dismesso, o cloudControl che avrebbe recentemente sfiorato la bancarotta; vi sarebbero state poi realtà più strutturate e in grado di reggere ai mutamenti del proprio comparto, come Heroku, che però avrebbero operato importanti adeguamenti a carico dei listini. L'impressione è che se da una parte il PaaS è stato pensato proprio per le aziende che desiderano contenere i costi, dall'altra soltanto i provider in grado di disporre di risorse ingenti (come per esempio Microsoft) abbiano la possibilità di erogare continuamente questo tipo di servizio.

Lo sviluppatore Frank Lämmer propone però anche una spiegazione tecnica di quanto accaduto in questo settore, a suo parere infatti la diffusione di Docker avrebbe avuto un'importante responsabilità nel determinare gli eventi descritti; nato per funzionare in associazione alle infrastrutture PaaS, esso avrebbe fornito un livello di astrazione dei container grazie al quale gli sviluppatori hanno potuto concentrarsi sul codice invece che sulla gestione di questi ultimi.

Si sarebbe quindi creata una situazione, aggravata da difetti di comunicazione tra provider e developers, dove i primi hanno progressivamente deprezzato i listini, mentre i secondi avrebbero ricercato costantemente le soluzioni più economiche tra le non poche alternative disponibili. Sarebbe quindi logico dedurre che in un contesto come quello descritto soltanto gli operatori più dotati dal punto di vista economico siano destnati ad affermarsi.

Via Frank Lämmer

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