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I problemi degli 'abbreviatori' di URL

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Il successo di Twitter e in generale dei social network ha portato con sé il boom dei servizi di abbreviazione degli URL. In un corposo articolo apparso sul suo blog, Joshua Schachter analizza nei dettagli tutti i problemi che potrebbero abbattersi sull'ecosistema del web per un abuso di tali servizi.

E i problemi, afferma Schachter, sono per tutti gli attori coinvolti: il publisher (il sito verso cui punta l'URL abbreviato), gli intermediari (i fornitori di servizi di abbreviazione) e l'utente che sempre più si trova davanti questa forma di indirizzo.

Nel primo caso (il publisher), trattandosi alla fine di un'operazione di redirect, i danni potrebbero ricadere nella sfera del traffico proveniente dai motori di ricerca oppure nella difficoltà  di tracciare come si desidera le fonti di traffico.

Per l'utente finale, invece, il primo guaio consiste nel rallentamento causato dall'inserimento di un intermediario tra il link e la destinazione finale, ma soprattutto dal fatto che un URL abbreviato oggi funziona e domani potrebbe non funzionare più: che succede se il TinyURL della situazione chiude? E se decide di cancellare un URL? E che dire dei potenziali problemi di sicurezza? E come dimenticare il problema che fino a quando non si raggiunge la meta finale non è praticamente possibile identificare il sito di arrivo? E se i fornitori di questi servizi decidessero all'improvviso di monetizzare il tutto mettendo degli interstitial?

Insomma, tanta carne al fuoco. Che ne pensate?

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