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Mitnick preferisce l'open source (da hackerare)

Kevin Mitnick, l'hacker forse più noto al mondo, ha detto che i software open source sono più facili da bucare
Kevin Mitnick, l'hacker forse più noto al mondo, ha detto che i software open source sono più facili da bucare
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Kevin Mitnick è stato, per lungo tempo, un mito. Ha scoperto tecniche di hacking (fu lui a scoprire l'Ip Spoofing), ha portato all'estremo le tecniche di social engineering, smontava e rimontava telefoni cellulari come nessuno, bucava con la stessa facilità  siti e uffici. Non ha mai rubato un soldo e non ha mai scritto né virus né worm. Dopo essere sfuggito a diversi tentavi di arresto, è stato preso in un paesino della Carolina del Nord. Oggi è un consulente informatico e scrittore e in ricordo dei suoi trascorsi c'è ancora in rete qualche vecchia gif come questa:

Free Kevin

Indirettamente, a lui va attribuito anche uno dei defacement più noti della storia dell'hacking: quello della homepage del New York Times del 13 settembre 1998. Il sito fu bucato perché John Markoff, una delle storiche firme della sezione tecnologica del Times, aveva seguito con grande enfasi le ultime azioni del Condor.

Bene, Mitnick in un'intervista ha detto un truismo, ma poiché l'ha detto lui si è guadagnato oltre duecento commenti su Slashdot: i software open source, proprio perché open, sono più facili da correggere ma anche più facili da bucare. Ipse dixit.

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